giovedì 8 gennaio 2009

PATTI FORMATIVI LOCALI: BILANCIO DELLA SPERIMENTAZIONE E NUOVE FRONTIERE DI APPLICAZIONE di Micol Bertamino Valente

I Patti Formativi Locali sono stati oggetto di un’intensa sperimentazione da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito di un’ampia azione di sistema finalizzata a:
• rafforzare il tessuto coesivo dei sistemi locali,
• migliorarne la competitività.
Tale azione ha inteso intervenire sulle politiche attive del lavoro e della formazione, sensibilizzando gli attori istituzionali e le parti sociali sulla necessità che le politiche di sviluppo del capitale umano non siano più viste come elemento residuale ed aggiuntivo rispetto alle dinamiche infrastrutturali e di competitività dei territori.
Il Progetto FOCUS “Azioni di sistema per integrare sul territorio le politiche del lavoro e della formazione” - questo il nome dell’azione di sistema ministeriale - è stato promosso con l’obiettivo di sostenere ed affiancare le Regioni dell’ex Obiettivo 1 e Molise nella promozione, sui territori e verso le parti sociali, dell’implementazione di una strategia di cooperazione negoziale fondata sui Patti Formativi.
Il Progetto è stato attuato lungo un arco temporale di quattro anni dal 2004 al 2008 da un raggruppamento di imprese composto da:
▪ RSO* (soggetto capofila)
▪ Sistemi Formativi Confindustria
▪ Istituto Guglielmo Tagliacarne
▪ Retecamere
▪ Politecnico di Milano.
FOCUS con il suo insieme di azioni integrate di analisi, ricerca, consulenza, assistenza e formazione ha voluto rappresentare la risposta concreta al fabbisogno di servizi di supporto tecnico-operativo e di accompagnamento degli attori regionali e locali nella promozione dei Patti Formativi Locali.
Il Patto Formativo Locale è una modalità innovativa e sperimentale per la gestione dei processi di formazione su territori dove insistono insiemi di soggetti impegnati a valorizzarne le potenzialità. Esso rappresenta al tempo stesso una politica, una strategia ed un progetto, in grado di dare continuità e valore alla logica dell’integrazione tra le politiche formative e le iniziative locali per lo sviluppo finalizzata a favorire la competitività dei sistemi produttivi locali nello scenario globale dell’economia.
Obiettivi dei Patti Formativi sono quindi:
▪ consentire l’integrazione tra le logiche di accrescimento della competitività e la formazione del capitale umano;
▪ collegare interventi formativi con iniziative territoriali e di programmazione negoziata, in modo da rafforzarne l’efficacia in termini di sviluppo locale e di occupazione;
▪ migliorare la qualità dell’offerta formativa, favorendo l’integrazione fra i diversi soggetti istituzionali dell’offerta (università, scuola superiore, centri formativi);
▪ perseguire l’integrazione fra i sistemi scolastico, formativo, della ricerca e del mondo del lavoro per la nascita di un sistema formativo integrato.
Nell’ambito del Progetto FOCUS, si è seguito un impianto metodologico della sperimentazione basato sulla preliminare progettazione del processo di sviluppo di un Patto Formativo e sulla sua successiva declinazione e contestualizzazione regionale.
L’approccio seguito si è pertanto fondato su un percorso che vede nell’ordine le fasi di:
◊ Analisi
◊ Individuazione della strategia
◊ Definizione del Piano delle Azioni
◊ Attuazione
◊ Monitoraggio
accompagnate poi dall’Animazione Territoriale per l’ascolto ed il coinvolgimento degli attori dello sviluppo locale e della filiera formativa.
L’applicazione di tale percorso in ciascuna delle Regioni destinatarie dell’intervento ha dato vita, proprio in funzione delle evidenti diversità di contesto, a modelli di PFL estremamente eterogenei tra loro.
Delle 7 Regioni destinatarie dell’intervento, non tutte hanno portato a compimento la sperimentazione dei PFL. Quelle che hanno accolto fino in fondo la sfida sono state:
• Campania, • Basilicata, • Sicilia, • Sardegna.
Regione Campania
La sperimentazione regionale più significativa tra quelle condotte nell’ambito del Progetto FOCUS è quella della Regione Campania, sia per risorse stanziate, che per numero di Patti finanziati.
A questi, poi, si aggiungono due Patti Formativi locali che derivano da un accordo concluso direttamente tra Regione e Ministero del Lavoro:
▪ “Un mare di lavoro” che riscopre l’economia del mare e, sostanzialmente, una serie di opportunità legate al turismo, alla croceristica e alle professioni legate all’imbarco a bordo;
▪ “Costruzioni del Sannio” che è orientato al settore edile nell’area beneventana.
La sperimentazione campana ha tenuto conto delle lezioni apprese dal passato, dove i Patti Territoriali prima ed i Progetti Integrati Territoriali poi, salvo poche eccezioni, si erano rivelati un sostanziale fallimento. Ed ha operato attraverso una sorta di “chiamata a progetto” lavorando su di un ampio insieme di attori chiamati a costruire interventi finalizzati partendo dalle reali esigenze del territorio.
Ai soggetti è stato chiesto di sviluppare partenariati liberi nell’ambito di regole stabilite; la loro progettualità è stata valutata in funzione di parametri legati a:
◊ potenziale d’impresa del Patto,
◊ opportunità occupazionali,
◊ rapporto tra formazione continua e formazione finalizzata all’inserimento occupazionale,
◊ capacità di stabilire relazioni e reti stabili sui territori di riferimento, anche attraverso lo sviluppo e la promozione di iniziative di inclusione sociale.
Questo tipo d’impostazione, ha consentito di arrivare alla presentazione di circa 34 proposte progettuali di Patto Formativo Locale, di cui 27 ritenute ammissibili e, di queste, 25 finanziabili. I Patti “di filiera” sono 14 ed Patti “territoriali” sono 11.
Complessivamente, le proposte valutate spiegavano circa 65 milioni di euro di finanziamento pubblico, con circa 11.650 persone messe in formazione e 3.683 promesse di occupazione.
Per favorire l’avanzamento e l’efficacia della spesa, infine, sono stati introdotti dei meccanismi di premialità in caso di buon utilizzo dei fondi.
Regione Basilicata
In Basilicata è stato adottato, invece, un modello di PFL d’iniziativa regionale riferito alla filiera culturale e turistica che ha visto coinvolti numerosi attori istituzionali (insieme alla Regione hanno sottoscritto il protocollo d’intesa le due Province di Potenza e Matera, tutti gli 8 PIT-Progetti Integrati Territoriali della Basilicata, Agenzie di Sviluppo, ANCI, UNCEM), della filiera formativa (Università, Istituto Regionale per la Ricerca Educativa), del partenariato socio economico (Associazioni datoriali e parti sociali), oltre che a soggetti molto attivi sul territorio nel campo della cultura e della promozione turistica (Federculture, Fondazione Zetema, APT).
Il partenariato lucano ha svolto un importante e faticoso lavoro di ricostruzione dei fabbisogni formativi collegati al tema della promozione e gestione della cultura e del turismo nella regione Basilicata, facendo emergere e sistematizzando peraltro una serie di altre iniziative regionali già avviate in questo ambito.
Il Patto Formativo si è occupato di due azioni in particolare: la formazione continua e quella per disoccupati. Le azioni sono state rafforzate attraverso attività di project work, study tour e di scouting di iniziative ed enti disponibili ad ospitare i destinatari delle azioni formative quale conclusione del processo di apprendimento avviato.
Il Patto Formativo della filiera culturale turistica della Basilicata ha visto un partenariato assolutamente attivo nella sua costruzione ed ha contribuito a diffondere l’idea e la cultura del lavorare insieme, tanto da portare la Regione ad adottare tale metodologia partecipata anche su altri tavoli tematici e settoriali di programmazione delle risorse comunitarie.
La sperimentazione del Patto Formativo in Basilicata è stata avviata alla fine della passata programmazione comunitaria e - potendo disporre di risorse residuali - ha visto l’impegno di 1,5 milioni di euro.
I risultati positivi hanno indotto la Regione a prevedere lo strumento del Patto Formativo anche per la nuova programmazione, introducendolo anche in altri settori e/o filiere strategiche a livello regionale.
Regione Siciliana
Il percorso sui Patti Formativi Locali è iniziato nel 2006 con l’attivazione della sperimentazione di 2 PFL nei settori:
• turismo nella Provincia di Palermo;
• marmi e materiali lapidei.
Il modello adottato dalla Regione Siciliana presenta maggiori analogie con quello lucano (PFL d’iniziativa regionale con individuazione di filiere e partenariati).
L’innesto del Patto Formativo sul settore dei marmi e materiali lapidei su un’iniziativa di progettazione integrata preesistente (il PIR-Progetto Integrato Regionale) ha sistematizzato e razionalizzato gli interventi già progettati e non ancora realizzati.
La sperimentazione dei Patti formativi siciliani è stata finanziata utilizzando le risorse a valere su quattro differenti misure del FSE 2000-2006 (2 milioni di euro per ciascun Patto finanziato):
▪ 3.11 “Sostegno al lavoro regolare e all’emersione delle attività non regolari”;
▪ 3.02 formazione per disoccupati mediante “Azioni d’integrazione dei curricula scolastici e di mobilità geografica assistita”;
▪ 3.9 “Formazione Continua” e “Formazione sul lavoro per i neo-assunti nella logica dell’immediatezza dell’intervento”;
▪ 3.10 azioni sostanzialmente rivolte alle imprese (ad esempio “Azioni di supporto agli Sportelli unici per le imprese”, “Sostegno a servizi di informazione e consulenza sulle opportunità di finanziamento di fonte comunitaria, nazionale e regionale a favore di amministrazioni locali”).
Il lavoro condotto all’interno dei due tavoli di partenariato ha consentito prima di tutto d’individuare i profili professionali rispondenti alle esigenze dei settori coinvolti, e successivamente di stabilire i criteri di selezione e valutazione dei progetti formativi, in modo da garantirne la coerenza con la strategia e gli obiettivi dei Patti stessi.
Tali interventi sono ad oggi in fase di attuazione ed i relativi impatti non sono quindi ancora stati monitorati, ma la Regione Siciliana ha comunque ritenuto utile inserire i Patti Formativi nella nuova programmazione con lo scopo di:
◊ realizzare iniziative innovative a supporto della formazione e della qualificazione del capitale umano;
◊ migliorare i servizi di orientamento degli individui nell’ambito del sistema di offerta formativa dell’istruzione;
◊ potenziare i percorsi di formazione superiore e post secondaria alternativi ai percorsi universitari, attraverso un percorso di condivisione e co-progettazione con i principali attori coinvolti.
Regione Sardegna
La Sardegna è l’unica Regione ad aver seguito il modello originariamente previsto dal Ministero, ovvero quello di innesto del PFL sui PIT come valorizzazione di territori e luoghi caratterizzati da specifiche vocazioni produttive.
In Sardegna, infatti, a differenza delle altre Regioni il Progetto FOCUS ha potuto seguire la fase di riprogettazione dei PIT voluta dalla precedente Autorità di gestione, andando quindi ad inserirsi in un percorso di programmazione negoziata già in atto e rafforzandone l’efficacia con l’inserimento dei PFL.
La Regione Sardegna, quindi, ha dato avvio alle seguenti sperimentazioni di Patti Formativi:
▪ Patto per il Sociale a valere sui due Progetti integrati “Patto per il sociale del distretto di Guspini” ed “Patto per il sociale del distretto di Sanluri” (provincia del Medio Campidano);
▪ “Patto per il turismo sostenibile e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale delle colline del Mandrolisai” (provincia di Nuoro);
▪ “Patto Formativo per lo sviluppo della nautica e della cantieristica” come progetto integrale a valenza regionale (insistente sull’area di Olbia/Costa Smeralda e sul territorio marino dell’Ogliastra).
Un’altra diversità fondamentale dell’approccio adottato in Sardegna è quello dell’individuazione delle risorse. Qui infatti, a differenza degli altri contesti regionali, non si è individuato un Patto Formativo in funzione della captazione di risorse specifiche, ma il partenariato è stato chiamato ad individuare i fabbisogni del territorio e, successivamente, a proporre alla Regione strumenti ed interventi specifici per quel territorio, per quel distretto, per quella filiera.
La nuova programmazione
A seguito delle sperimentazioni avviate, le Regioni - ad esclusione della Sardegna - hanno inserito lo strumento del Patto Formativo anche nella nuova programmazione, ma scegliendo Assi e modalità d’impiego dello strumento differenti.
• CAMPANIA Asse V Transnazionalità ed interregionalità - Promozione di partenariati, patti ed iniziative, attraverso la messa in rete dei principali stakeholders
• BASILICATA Asse I Adattabilità - Obiettivo specifico c) Sviluppare politiche e servizi per l’anticipazione e la gestione dei cambiamenti, promuovere la competitività e l’imprenditorialità
• SICILIA Asse IV Capitale Umano - Obiettivo specifico h2) Promuovere partenariati e Patti Formativi Locali per la realizzazione d’iniziative innovative a supporto della qualificazione del capitale umano. I PFL sono inoltre beneficiari di altri obiettivi specifici legati ai servizi di orientamento degli individui nel sistema dell’offerta formativa e dell’istruzione (I2.1) ed al potenziamento dei percorsi di formazione superiore e post secondaria alternativa ai percorsi universitari (I2.2)
Risultati del Progetto FOCUS
I principali risultati prodotti dal Progetto sono ravvisabili nella:
◊ sperimentazione, nell’ambito delle 7 Regioni interessate, di nuovi ed interessanti percorsi d’integrazione fra politiche dello sviluppo e della competitività da un lato e politiche formative ed attive del lavoro dall’altro;
◊ innovazione negli strumenti e nelle modalità di costruzione/definizione dei processi di allocazione delle risorse sul territorio/filiere e nella organizzazione di processi amministrativi del tutto nuovi in ambito regionale e locale, che si traduce in una diffusa attenzione nei Programmi regionali 2007-2013 rispetto allo strumento del Patto Formativo come modalità innovativa (che sposa qualità della spesa ed efficacia/efficienza dei meccanismi di allocazione delle risorse);
◊ cooperazione attraverso percorsi e processi partenariali nuovi, non più legati a passaggi rituali obbligati, ma come occasioni di arricchimento e di costruzione;
◊ elevazione delle competenze, conoscenze ed esperienze professionali possedute dagli attori regionali (istituzioni, partenariato, risorse professionali), che accrescono il valore del capitale relazionale dei sistemi locali.
Cosa migliorare
La messa a regime dello strumento del Patto Formativo nella nuova programmazione dovrà superare alcune importanti sfide, derivanti dalle lezioni apprese nelle precedenti sperimentazioni.
1. Semplificazione ed automazione dei dispositivi di attuazione degli interventi Le sperimentazioni poste in essere nella passata programmazione, infatti, hanno scontato alcuni importanti ritardi proprio nella fase di attuazione degli interventi progettati.
Il Patto Formativo è uno strumento innovativo di programmazione che va supportato da dispositivi di attuazione in grado di accelerare l’avanzamento della spesa, aumentare l’efficacia degli interventi e favorire il ritorno di informazioni sui risultati e sugli esiti degli interventi proposti.
La necessità di coinvolgimento di numerosi attori rende la fase di programmazione degli interventi mediamente più lunga, ma la fase di gestione ed attuazione degli interventi può e deve essere resa più semplice ed automatica.
2. Allargamento del perimetro d’integrazione tra le politiche oggetto del Patto Il PFL può contribuire all’integrazione non solo tra politiche del lavoro e della formazione, e tra queste e le politiche di sviluppo di un territorio, ma può e deve anche promuovere il coordinamento con le politiche di inclusione.
Inoltre, anche all’interno del perimetro delle politiche formative, nelle sperimentazioni condotte si è riusciti solo in minima parte a tenere aggregata l’intera filiera formativa - dalla scuola secondaria superiore, all’università, alle scuole di specializzazione - andando ad incidere prevalentemente sul target occupati e disoccupati. I Patti Formativi, invece, possono anche prevedere interventi d’inclusione sociale, di prevenzione della dispersione scolastica o ancora di riqualificazione dell’offerta formativa scolastica e dell’alta formazione in funzione delle esigenze espresse dal territorio.
3. Sviluppo massa critica e finanziaria Una delle criticità derivanti dall’attuazione delle politiche formative della passata programmazione è quella relativa alla frammentazione e dispersione delle risorse in iniziative prive di adeguata massa critica, sia in termini di target coinvolti che di risorse finanziarie spese.
I Patti Formativi hanno il pregio di creare aggregazioni significative tra interventi, generando economie di scopo e promuovendo l’integrazione anche tra risorse aventi fonti estremamente eterogenee. In questo senso, va modificato l’approccio alla programmazione, passando dall’identificazione degli interventi attuabili in funzione delle risorse disponibili, alla progettazione d’interventi adeguati al soddisfacimento delle esigenze, indipendentemente dalle risorse. Queste possono essere individuate in un momento successivo, aggregando fonti differenti (PON, PO, risorse proprie degli enti coinvolti) e responsabilità variegate (scuola, formazione, politiche sociali, lavoro, attività produttive).

La RSO*
La RSO è una società di consulenza, formazione e ricerca che realizza da oltre 30 anni, in partnership con i suoi clienti, progetti di innovazione organizzativa e gestionale che valorizzano le competenze e sviluppano le professionalità delle persone; svolge consulenza e trasferisce metodologie originali; progetta e realizza soluzioni innovative ed appropriate alla realtà specifica di ciascun cliente.
RSO è una struttura dinamica, articolata in un network internazionale che conta ormai oltre 200 professionisti ed è organizzata per business unit dedicate a specifici settori.
RSO progetta e realizza i propri progetti attraverso strutture professionali dedicate e sedi proprie (Milano, Verona, Bologna, Roma, Napoli, Palermo e Parigi). Fanno inoltre parte del Gruppo RSO le società Axteria, European Consulting, Icus France, Intes, Resolving Strategy Finance ed Ubiquity.
Nei confronti del cliente RSO propone una relazione di partnership finalizzata al trasferimento ed alla condivisione di metodi e di strumenti, alla crescita delle competenze interne, allo sviluppo di approcci e soluzioni originali, proponendo sempre una consulenza non sostitutiva.
RSO è partner professionale di molte amministrazioni pubbliche territoriali (tra cui Regione Campania, Regione Basilicata, Regione Sardegna, Provincia di Salerno, Provincia di Agrigento) e di molte strutture universitarie e dell’alta formazione (tra cui Università Federico II, Università di Palermo, Università di Cagliari, Università di Lecce, Città della Scienza, Stoà, Fondazione Genovesi, Tecnofor, Consorzio Universitario per la Provincia di Agrigento).
Sono attività tipiche dell’offerta di RSO tra le altre:
▪ assistenza in tema di politiche attive del lavoro, dell’istruzione, della formazione professionale e di politiche di genere;
▪ assistenza allo sviluppo di programmi operativi regionali, di progettazione integrata regionale, di patti formativi locali;
▪ ricerca empirica sul mercato del lavoro;
▪ progettazione di osservatori e repertori delle professioni;
▪ analisi e descrizione di figure e qualifiche professionali;
▪ analisi territoriali e settoriali dei fabbisogni professionali e formativi;
▪ definizione di modelli e strumenti relativi a standard formativi, formazione regolamentata, certificazione delle competenze;
▪ progettazione di modelli e modalità di attuazione dell’apprendistato;
▪ sviluppo organizzativo.



Micol Bertamino Valente Consulente Senior RSO spa, coordinamento Progetto FOCUS
http://www.autonomiascolastica.it/vis_dettaglio.php?primo_livello=menu&id_livello=1467

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